Artissima Presenta Carla Rigato

Mostra Personale a cura di Chiara Marangoni

13 Settembre - 8 Ottobre 2012

Vernissage Giovedì 13 Settembre Ore 18.30

  Live Performance 23 Settembre 2012

LA FORZA NEL COLORE

Carla Rigato

 

Avere l’occasione di entrare nello studio di un artista è sempre un’esperienza emozionale unica, l’atelier di Carla Rigato ti fa sentire sopraffatto dal colore e dall’energia che le sue grandi tele subito trasmettono. Raccontare la sua pittura permette di entrare in contatto con sé stessi, ti pone davanti alle tue emozioni, fa sentire, fa ascoltare, guardare le sue tele è un processo sinestetico, multisensoriale. Ascoltare in sottofondo le note dell’ouverture della Traviata, sentire un ritmo, avvertire un cambiamento di suono, di strumento, diventa possibile restando a osservare il trittico Ultimo addio di Carla Rigato.   Il grande potere della pittura Informale è proprio quello di essere libera dal dovere rappresentare, non serve a comunicare un messaggio, non c’è sempre qualcosa da capire; questo diventa anche lo spazio da colmare con chi le sta difronte e si chiede comunque sia il suo significato. E’ davvero più forte di ogni possibile spiegazione; la maggiore parte del pubblico, invece, vuole capire, dare un significato, un perché a qualunque espressione, altrimenti questa sembra non essere degna di valore, credo proprio sia ancora così nonostante parliamo e vediamo arte Informale dal secondo dopoguerra. Non posso che rubare le parole perfette ed esaustive del grande storico Giulio Carlo Argan nel ricordare le origini dell’Informale: le poetiche dette dell’Informale sono indubbiamente poetiche dell’incomunicabilità. Non è una libera scelta; è la condizione di necessità in cui l’arte, che tutta una tradizione culturale aveva posto come Forma, viene a trovarsi in una società che svaluta la forma e non riconosce più nel linguaggio il modo essenziale della comunicazione tra gli uomini. L’arte non può più essere discorso, relazione.  Siamo all’indomani degli orrori della Seconda Guerra mondiale, l’arte informale diventa espressione profonda delle poetiche esistenziali. Protagonista della pittura è la materia, che non ha più una struttura spaziale e temporale come nell’arte figurativa. Non ha, né può assumere un significato definito; cioè farsi oggetto. Non si può approcciare e “ascoltare” la pittura di Carla, se prima non si è fatto un passo indietro, nella storia e nella critica d’arte. Poiché per Carla la tela diventa spazio da costruire, da moltiplicare, in quel momento, proprio nel momento in cui si impugna la pennellessa, si sceglie il colore, la tonalità di colore giusto e appropriato da usare, è lì che l’artista esiste, ferma il tempo e la sua ricerca diventa materia, segno e memoria. La sua è davvero una ricerca pressante, continua ispirazione di forza ed energia da fermare per un istante con il gesto pittorico, per poi tornare a vibrare nello spazio del dipinto. Memoria inesorabile di una sensazione,  di un’emozione,  di una suggestione. Carla ci racconta di avere bisogno sempre più di spazi ampi, di tele grandi, difficili da contenere nello spazio chiuso del suo studio, per lavorare, per costruire quei vortici di gesti e colore che spingono il nostro sguardo oltre la bidimensionalità della tela, ci fanno entrare nella tridimensionalità della sua pittura, tanto da condurci a parlare anche di Spazialismo. I gesti della pittrice sono energia pura che si imprime sulla superficie attraverso la sapiente scelta del colore - grande protagonista della sua pittura, fortemente evocatore di una matrice storica tutta veneta- che creano diversi piani spaziali tanto da fare percepire una forza centripreta o centrifuga, come la si voglia guardare. I colori usati sono quelli acrilici, che permettono di lavorare con tempi più veloci rispetto ai pastosi e densi colori a olio, si asciugano rapidamente, permettono sovrapposizioni, rielaborazioni. L’artista è spinta spesso ad adagiare la tela sul pavimento, salirci sopra per dipingere, “essere letteralmente nella pittura” proprio come usava fare il più grande esponente della action painting   americana Jackson Pollock.

VENEZIA Parallela anzi simultanea alla pittura informale di Carla, troviamo vedute di Venezia davvero melanconiche, dense di atmosfera eppure vedute astratte, della memoria e dell’animo. Le vedute di Venezia meritano un faro puntato su di esse, poiché rappresentano un tema di lungo corso nella pittura e nella ricerca di Carla. Le “visioni” esposte in mostra hanno gli stessi accordi, lo stesso pentagramma, gli stessi colori, ci sono forme rassicuranti, le riconosciamo sono le sagome delle cupole e delle torri campanarie più famose di Venezia, ma nello stesso tempo sono astratte in uno spazio e in un tempo altro. Guardandole mi vengono in mente le scacchiere colorate e rarefatte del maestro Bruno Saetti, nelle sue tele realizzate come un affresco strappato e poi incollato alla tela, un altro modo di vedere e pensare gli spazi veneziani. Le Venezie  ci proiettano in un’atmosfera annebbiata, sospesa, l’uso quasi esclusivo dei colori freddi fa avvertire l’umidità di una Venezia astratta. Per concludere con le parole dello scrittore veneziano Tiziano Scapa: “indossa occhiali da sole molto scuri: proteggiti. Venezia può essere letale. In centro storico la radioattività estetica è altissima. Ogni scorcio irradia bellezza; apparentemente dimessa: profondamente subdola, inesorabile.” (da T. Scarpa, Venezia è un pesce) Difronte alle tele di Carla non c’è spazio e tempo, non c’è prospettiva, linea o disegno, ma direttamente materia, colore e gesto si fondono per un racconto emozionale ed emotivo, personale, che non ci permette di catturare un messaggio universale, quanto piuttosto una sequenza di emozioni e percezioni. La pittura informale oltrepassa le tradizionali categorie del tempo e dello spazio, per continuare a parlare all’essere umano alla continua ricerca di sé: è la coscienza di sé stessi dinanzi ad uno specchio che ci fa vedere che siamo qui ora, in continuo divenire, già, proprio come la pittura di Carla Rigato.

Chiara Marangoni Abano Terme, luglio 2012

Chiara Marangoni Laureata a Ca’ Foscari  in Conservazione dei Beni Culturali. Master in Economia e Gestione Museale  presso l’Università di Ferrara. Da oltre 10 anni lavora presso Fondazioni e Società nell’organizzazione di mostre d’arte, gestione personale e come responsabile della didattica. Ha collaborato con alcune gallerie d’arte nelle gestione e presentazione di  Artisti. Collabora stabilmente con il Comune di Abano Terme  nell’organizzazione di Corsi di Storia dell’Arte.